Che la stagione in corso sia tutt’altro che fortunata è un dato di fatto, sia per i risultati che per gli episodi che raramente si vedono tutti concentrati in una (mezza) stagione.
Il calcio, si sa, è fatto anche di superstizioni, di corsi e ricorsi storici ma, soprattutto, di gesta e riti scaramantici: dalla bràsciol obbligatoria prima di una domenica al Della Vittoria alla solita, vecchia, sciarpa da usare solo nelle partite importanti.. chi di noi alla fine non è mai caduto tutto questo?
Beh, la storia del Bari, come per molte realtà folkoristiche del Sud, è stata spesso teatro di riti scaramantici più o meno clamorosi, riti che andremo a vedere in questo articolo.
L’espediente per eccellenza è indubbiamente il “Rito del Galletto”, nato nei primi anni ’40, una cerimonia che consisteva nel lasciar scorrazzare liberamente un Galletto per i prati del Della Vittoria nell’immediato pre-partita (a volte anche a partita in corso) che poi, in caso di vittoria, sarebbe stato donato a
l “uomo partita”.
Il personaggio scaramantico per eccellenza fu Oronzo Pugliese, di cui abbiamo narrato le gesta in questo articolo, che nei mesi provò vari riti propiziatori che portarono più o meno fortuna, dal lancio del sale al famoso galletto.
Pugliese, gran tifoso del Bari, aveva realizzato il sogno di allenare la squadra biancorossa, ma non si fermò a questo. Data la sua nota scaramanzia, infatti, si presentò molte volte allo stadio con un galletto in mano che, a volte, legava addirittura alla panchina. Famosissima però fu la trasferta di Milano quando, prima di un match difficilissimo come quello contro il Milan, portò sul manto del San Siro proprio un galletto. La foto, che fece il giro d’Italia, lo ritraeva quasi entusiasta mentre destreggiava con il volatile in mano, ma che non bastò per riuscire a strappare punti importanti contro i rossoneri.
Clamoroso, invece, fu il famoso “Sesso sotto la rete” del 1950, una stagione sfortunatissima che vide il Bari, che aveva appena ottenuto i 50 milioni dell’affaire Moro, lottare per tutto il campionato nelle retrovie della Serie A.
Per cercare di invertire le sorti di una stagione dai contorni dannati, si decise che bisognava fare qualcosa: la prima mossa fu quella di inserire tra i fotografi il “Mago di Bari” dell’epoca, così da poter “incantare” il portiere avversario. Oltre che bizzarra, questa fu una sorta di evoluzione di un’altra mossa di disturbo attuata, negli anni, da varie squadre che, per infastidire gli attaccanti avversari, chiedevano ai fotografi di fare più foto possibili con il flash. Inutile dire che il Mago non servì assolutamente a nulla.
Piccola chiosa sui maghi. Ogni città ha avuto, infatti, un rinomato mago, soprattutto negli anni a cavallo tra il 1940 ed il 1960, e ovviamente Bari non ha fatto eccezione.Nella foto accanto, un mago che cercava di infondere un’aura positiva su un pallone della società biancorossa. Era un momento difficile per la squadra barese e questo non bastò per invertire le sorti del campionato. Alla ribalta poi, negli ultimi anni, è salito “Mago Nicola”, noto mistico barese che fu uno dei primi a prevedere la retrocessione in B del 2011 e, a detta sua, ad informare tramite FAX la società biancorossa di alcune sventure che sarebbero accadute, tra cui i tanti infortuni che attanagliarono, effettivamente, la rosa. Il Fax fu snobbato. |
Fu così che, allora, si decise di procedere con le “maniere forti”, oltrepassando tutti i limiti dell’immaginario comune scadendo nello scabroso.
A ridosso di due partite importantissime contro Novara e Pro Patria, furono assunte delle gigolette, da una casa di tolleranza in Via Abate Gimma, per praticare il mestiere più antico del mondo sotto una delle porte dello Stadio Della Vittoria, una mossa che fece scalpore (e scandalo) ma che non portò ai risultati sperati: nel doppio confronto, infatti, il Bari racimolò solo due miseri punti ed il “Sesso sotto la rete” fu sostituito da una ben più comune benedizione del campo da parte di alcune matricole dell’Università degli Studi di Bari. Inutile dire che, quella stagione, il Bari non sconfisse il “malocchio” retrocedendo in Serie B.
La benedizione si ripeterà negli anni, come nella stagione 66/67 dove il Sindaco di Bari consegnò al “gran priore” le chiavi della città, permettendo agli studenti di accedere liberamente al Della Vittoria purché indossassero dei cappelli goliardici. Il Bari, infatti, veniva da una retrocessione in Serie C ed un misero quarto posto nel girone del Sud ma, grazie all’attenta guida del “sergente” Toneatto, e ai riti propiziatori delle matricole, riuscì a conquistare la promozione in Serie B.
Negli ultimi anni poi, con l’avvento del nuovo stadio, il rito scaramantico per eccellenza è tornato ad essere quello del galletto, lasciato scorrazzare liberamente per il prato del San Nicola nell’immediato pre-partita,
Nella partita del 21 febbraio del 2010 fu riproposta questa cerimonia dopo che, per anni, non venne più utilizzata dati gli scarsi risultati nelle partite degli 8, anonimi, anni di Serie B dei primi anni del 2000.
La partita prescelta fu, casualmente, quella contro il Milan, ma questo non riuscì a placare la fame e la forza della squadra che, guidata da Pato e Borriello, strappò i 3 punti dal prato del San Nicola.
Ultima, ma non per importanza, invece “l’inversione di panchine” a cui si assisté durante la stagione successiva, l’ultima dei galletti in Serie A. Prima del cambio al timone, infatti, il Bari di Ventura cercò di cambiare panchina.. quella del San Nicola.
Notoriamente, infatti, la panchina biancorossa è quella a sinistra (“guardando la partita dalla tribuna centrale“, come direbbe il buon Salomone), ma date le vicissitudini molto sfortunate, si cercò di cambiare rotta “invertendo” le due panchine. Inutile dire che questo tentativo non fruttò i risultati sperati.
Che sia arrivato il momento di riprovare qualcuno di questi riti goliardici?