Con la fine di questa stagione, si conclude il primo piano sportivo triennale presentato dalla proprietà Filmauro al momento dell’acquisizione dei diritti sportivi della neonata SSC BARI, un piano triennale in cui era previsto il raggiungimento della Serie B.

Con la disfatta di ieri, un misero 0-0 in casa contro una modesta Feralpisalo, si è chiusa probabilmente la stagione più deludente e umiliante della storia della squadra biancorossa, sia per i risultati in campo sia per lo scenario societario che ci si è presentato davanti ai nostri occhi: partendo dalla richiesta di vicinanza ad inizio stagione, con la possibilità di “aiutare la società non richiedendo il rimborso”, la situazione è andata via via degenerandosi, con una distanza comunicativa sempre più evidente che ha avuto il suo apice con l’ultima conferenza stampa del presidente, conferenza a cui Luidi De Laurentiis si è presentato evidentemente con risposte già preparate a tavolino e mostrandosi addirittura insofferente rispetto a domande più specifiche. Dopo la partita di ieri, inoltre, è stato mandato “al macello” il solo allenatore, sicuramente colpevole per questa disfatta, senza metterci per l’ennesima volta la faccia. Ma ora è arrivato il momento delle risposte, di quelle vere.

 

Perché non si è puntato nuovamete su Vivarini?

Mr. Vivarini – ph. SSCBari

La storia della stagione passata la sappiamo, tutti.
Scegliere di continuare con Cornacchini, acquistando giocatori di categoria (anche superiore) senza senso si è rivelata la scelta sbagliata, seppur in parte condivisibile, e si era riusciti ad addrizzare il tiro ingaggiando Vivarini, non certo un fenomeno ma un tecnico capare di perdere solo una gara, sebbene fosse la più importante.
Chiariamoci, il filotto di partite senza sconfitta ha sì dimostrato la forza e la caparbietà di una squadra che è cambiata totalmente con l’arrivo del nuovo allenatore, ma sicuramente non tanto da convincere (soprattutto sul campo) con prestazioni sopraffine, tanto da sbagliare completamente le due partite più importanti della stagione, Reggio Calabria e Reggio Emilia. Vivarini però aveva dimostrato di saper mettere in campo una squadra quadrata e di aver bisogno solo di due o tre ritocchi per ri-tentare l’assalto alla Serie B. Perché si è deciso di cambiarlo?

 

 

Che fine ha fatto Brienza?

Ph. Gianluca di Marzio

Può sembrare una domanda banale, stupida ai più, ma il trattamento riservato a Brienza è stato fin da subito poco chiaro e scorretto.
Vero, le prestazioni dopo l’infortunio di Vercelli sono sempre andate via via calando, soprattutto a causa dell’età, ed il parallelismo con la storia di Totti potrebbe venir naturale, ma a volte bisogna anche saper ammettere di dover concludere la propria carriera anche contro parte della propria volontà.
Ciò che nessuno, ancora oggi, si spiega è il trattamento postumo a questa decisione: Brienza era stato nominato “Brand Ambassador”, era stato più volte visto allo stadio San Nicola e agli allenamenti salvo poi scomparire nel nulla senza nessunissima notizia. Probabilmente (anzi, sicuramente) le strade si saranno separate, ma è inconcepibile non aver nemmeno fatto uscire un comunicato in merito, anche i classici comunicati poco sentiti in cui ci si ringrazia per il passato e ci si augura il meglio per il futuro. NULLA.

 

Perché si è deciso di cambiare TUTTO alla fine della stagione scorsa?

Questo è il quesito chiave attorno a cui gira tutta la stagione appena passata e si ricollega al punto che riguardava Vivarini: perché si è deciso di cambiare NUOVAMENTE tutto?
La rivoluzione dell’anno scorso era ovvia, dato che si passava dal dilettantismo al professionismo, ma decidere di punto in bianco di cambiare 8/11 di una squadra che era arrivata seconda dietro una schiacciasassi e, soprattutto, in finale Play-Off è pura follia?
Si è deciso di farlo per questioni economiche (perché è cosi)? Ok, ci può stare ma bisogna essere onesti con i tifosi e non continuare a raccontare balle in conferenza stampa, facendo addirittura trasparire una certa insofferenza per domande del genere.

 

Perché si è scelto Auteri senza metterlo nella miglior condizione?

Semenzato, l’acquisto più insensato degli ultimi anni, arrivato per sostituire uno tra Costa e Berra. ph. BariViva

Questa è una domanda che si ricollega facilmente a quella precedente. E’ facile dire “non è la squadra che si deve adattare all’allenatore ma l’allenatore che si deve adattare alla squadra”, se non fosse che si è andati a scegliere uno dei pochi allenatori con le idee ben chiare, un purista del 3-4-3.
Gli errori di Auteri ci sono stati, madornali, ma è uno di quegli allenatori che ha ben chiaro una sua tipologia di gioco e, quando viene scelto, va assecondato. E’ facile fare un parallelismo con Giampaolo che, nella stagione appena trascorsa, ha provato a fare il suo gioco, abbastanza particolare e caratteristico, con Rincon regista e 7 taglialegna in mezzo al campo.

Una squadra che punta sul gioco sulle fasce può mai arrivare ai nastri di partenza con esterni di centrocampo contati che trovano protagonisti D’Orazio, Semenzato e Ciofani? Soprattutto se a lasciargli spazio sono stati calciatori del calibro di Berra, Kupisz e Costa.
Può mai, una squadra che punta sul tridente, ritrovarsi con soli due esterni di ruolo, D’Ursi e Marras, e con un esterno adattato (Citro) quando in squadra c’erano giocatori come Neglia e Terrani (oltre al gia citato Kupisz) che, pur non essendo fenomeni, avrebbero dato la loro mano in una stagione difficile e piena di impegni come quella post Covid? 

 

Perché sono stati sbagliati due mercati di riparazione di fila?

ph. TuttoBari

Penso che la domanda sia chiara, chiarissima.
Alle porte di un 2020, che poi si rivelerà disastroso in tutti i sensi, con una Reggina in fuga ma una squadra comunque ben messa in campo, era ben chiaro che sarebbero serviti dei puntellamenti per renderla più forte sia in ottica campionato che in ottica playoff: arrivarono Laribi, che non ha reso ma sulla carta era un’ottima pedina, e Costantino per rinforzare il reparto avanzato, un calciatore che prima della sciagurata finale playoff aveva visto il campo solo in pochi scampoli di gara, per una inadeguatezza evidente sia dal punto tecnico che dal punto tattico. Il colmo si raggiungerà però solo l’anno dopo.

Alla fine di un girone di andata incredibile, in cui tutti gli sbagli sono stati pagati amaramente, era chiaro ci fossero evidenti lacune in una squadra creata in malo modo a giugno: certo, le rivoluzioni a gennaio non hanno mai pagato, ma se le rivoluzioni in entrata non l’hanno mai fatto, men che meno hanno funzionato quando le più importanti operazioni sono state fatte in uscita!
Le cessioni di Simeri, Montalto, D’Orazio, Hamlili, giocatori che in parte avevano visto poco il campo ma che comunque erano sempre pronti per subentrare in caso di emergenza, hanno creato dei buchi abnormi in una rosa che avrebbe comunque dovuto non solo giocare, dopo qualche mese, i playoff, ma anche sopportare l’enorme stress fisico che una rosa corta ed un calendario fitto di gare causa covid, inevitabilmente crea. Senza parlare della “Operazione Capolavoro” Cianci, dove si è portati in prestito secco il capocannoniere del torneo, salvo cedere i due attaccanti di riserva, acquistare a titolo definitivo (pagandolo!) Romero dalla Juve Stabia per girarlo al Potenza e regalarlo (a 1000€) in caso di salvezza, salvezza che è stata raggiunta agiamente ad inizio aprile. Sarebbe interessante capire quanto questa operazione abbia impattato sulle casse della società.

 

Perché si è voluto resettar tutto a giochi ormai fatti? (Auteri-Romairone) ED IL DS?

Romairone – ph. Gazzetta del Mezzogiorno

L’apoteosi della gestione fallimentare di questa stagione è stata raggiunta a febbraio, a mercato ormai fatto e concluso.
Dopo aver affidato nelle mani di DS e Tecnico il mercato di riparazione, la geniale idea di cacciarli appena qualche giorno dopo la fine del mercato è follia, PURA FOLLIA.

Che cosa è successo a Gennaio? Le voci circolano e si è detto tanto sulle cessioni, dalle colpe dell’allenatore a litigi più o meno assurdi con procuratori che, guarda caso, si occupavano degli stessi calciatori cessati.

Dopo il repulisti, con un allenatore chiamato e cacciato anch’esso nel giro di pochi mesi, una figura fondamentale come il DS è ancora vacante. Come è possibile che al Bari manchi ancora un DS, un DG, un uomo che riesca a collegare in modo coerente campo, squadra e società? Com’è possibile che il “nuovo DS” Ippedico non sia nemmeno stato presentato? Non sia stata nemmeno rilasciata una dichiarazione o un COMUNICATO?

 

Perché non si è mai stati chiari sulla questione Multi-proprietà?

Qualche settimana fa è uscita la notizia che la Lega Calcio ha ufficialmente stroncato sul nascere qualsiasi ipotesi di multiproprietà, non solo nella stessa serie ma, da quest’anno, anche in campionati differenti.

In Italia esistono altre multiproprieta, Lazio-Salernitana e Verona-Mantova, ma solo la famiglia DeLaurentiis ha continuato a raccontare la favoletta del “ci faremo sentire nelle sedi opportune”, prendendo in giro tutta la città che, sciocca e speranzosa, ha deciso di dargli fiducia. Quelle sedi opportune non permetteranno MAI di avere due squadre con la stessa proprietà nella stessa sede e le difficoltà che sta incontrando in questi giorni la Salernitana ne sono l’emblema. Perché bisogna illudere ancora una volta una città già delusa e colpita dalle precedenti gestioni che, inesorabilmente, l’hanno resa depressa sportivamente?

 

Dove finisce il mercato (e gli uomini) del Napoli e dove iniziano quelli del Bari?

 

Questa è sempre stata la domanda a cui si sono mostrati più indispettiti. Dove finiscono il mercato e gli uomini del Napoli e dove iniziano quelli del Bari?

Alcuni acquisti lato Napoli sono chiari, ingaggi come quello di Folorunsho, pagato circa 1mln di euro, non sono sostenibili dalle casse biancorosse e quindi è giusto vengano effettuati con il supporto del Napoli, ma i giovani calciatori biancorossi “defraudati” dalla società napoletana? Perché gli acquisti lato Bari sono stati solo di calciatori sulla via del tramonto che, in ottica futura, non permetteranno alcuna plusvalenza?

Poi la questione degli uomini è fondamentale. Fin da subito hanno girato a Bari tutti personaggi riconducibili alla società “madre”, da Scala a Romairone (figlioccio di Giuntoli): quando Bari potrà avere una sua identità e autonomia precisa rispetto all’altra società collegata alla Filmauro? Le risposte, date ad oggi, non sono assolutamente credibili ed esaustive.

CHE COSA NE SARà DEL BARI?

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