Torna, per forza di cose, il moviolone, ad una settimana esatta dalla controversa partita di Frosinone dove il Bari è stato, oggettivamente, svantaggiato.
Nella partita di venerdì, ci sono alcuni casi limite che hanno visto l’arbitro Mercenaro assoluto protagonista. Oggi abbiamo ben 4 casi che saranno trattati in questo ordine: intervento di Ricci su Partipilo, trattenuta di Di Tacchio su Ricci, sbracciata di Cheddira su Favilli e fuorigioco di Schiedler
Partiamo parlando del metro arbitrale, che spesso aiuta a capire perché vengono prese determinate decisioni. Il metro non è stato abbastanza omogeneo, infatti è stato particolarmente “spezzettato”, lasciatemi il termine: in determinate parti della gara è stato utilizzato un metro più all’inglese, lasciando andare anche contatti abbastanza duri (metro che, personalmente, mi piace molto) a sprazzi di gara in cui sono stati fischiati anche contattini, probabilmente in fasi dove la partita e l’ambiente era abbastanza carico.
Un metro che ci può stare ma che, in una partita che vuole essere giocata, ha permesso alla squadra in difficoltà di fare il suo gioco, soprattutto nei momenti in cui il Bari attaccava con 6//7 effettivi mettendo in difficoltà la difesa rossoverde.
Al minuto 19 primo intervento crudo della partita, con un fallo di Ricci su Partipilo abbastanza importante, gamba particolarmente tesa, alta, con i tacchetti che colpiscono la caviglia dell’avversario.
E’ un fallo che, soprattutto lato Ternana, sta facendo particolarmente discutere. Come al solito, lo screenshot è lapidario, con un fallo che sembra killer e cruento meritevole di un cartellino rosso, ma come sempre tendo a ricordare, un frame non restituisce mai l’effettiva dinamica di ciò che è successo: se dovessimo rifarci al solo frame, probabilmente la maggior parte dei falli sarebbe da cartellino rosso ma, fortunatamente, non è così.
Per gli estremi di un cartellino rosso per Grave Fallo di Gioco, come richiesto dalla Ternana, regolamento alla mano serve (Regola 12):
“Vigoria spoporzionata”, che intende che il calciatore eccede nell’uso della forza e/o mette in pericolo l’incolumita di un avversario e, per questo, dev’essere espulso”.
Come al solito, essendo la regola abbastanza vaga, vengono in aiuto le le direttive dell’organo tecnico, precisamente la Direttiva n. 3, la gravità dei falli, in cui come al solito entra, giustamente la dinamica.
La parte fondamentale, che è poi il primo parametro di valutazione di un fallo al limite, è l’intensità e la velocita. Infatti, e cito testualmente la direttiva:
“Il primo elemento che consideriamo è la forza con cui viene portato un intervento, ovvero la somma della velocità più l’intensità dello stesso. All’interno di questo elemento e dei successivi vi sono alcuni dettagli che fungono da termometro e che passano da una zona, diciamo, verde ovvero di non punibilità, ad una zona pienamente rossa che solitamente corrisponde anche ad una punibilità disciplinare dello stesso colore.
– valutiamo quindi se l’intervento è portato con almeno un piede sul terreno fino a valutare se viene portato con un balzo che solitamente acuisce la mancanza di controllo del corpo e aumenta il peso (pressione) portato addosso l’avversario.
[…]
– per quanto riguarda l’entità del contrasto possiamo andare da un contatto minimo o di striscio ad uno “pieno” portato con intensità e con vigoria.”
Continuiamo con “I contrasti bassi”, sempre nella solita direttiva:
“Intervenire per contrastare il pallone con entrambi i piedi contemporaneamente può essere pericoloso. Solitamente se l’intervento è portato da breve distanza, il carico di pericolosità è inferiore, mentre se siamo di fronte ad un salto incontrollato verso il pallone, magari da una certa distanza e in velocità, il tackle risulta molto più facilmente pericoloso portando quasi inevitabilmente anche ad un intervento disciplinare. In questa categoria di interventi rientrano anche i cosiddetti interventi “a forbice” in cui le due gambe di chi commette il fallo si chiudono a stringere e colpire quella o quelle dell’avversario, in questo caso è fondamentale la valutazione dell’impatto della gamba di riporto.”
Abbiamo ora tutti i metri di valutazione per il fallo di Ricci che, sebbene dal frame possa sembrare da rosso, è un contatto sì falloso, sì da cartellino ma da giallo.
Infatti, sebbene non vi sia al momento un video a riguardo, anche dal frame stesso è visibile come Ricci non carichi con un salto incontrollato o con una rincorsa sulla gamba di Partipilo, bensì vi sia un intervento a breve (o brevissima) distanza che, fortunatamente, non riesce a dare intensità e velocità all’impatto.
Un fallo simite, tra l’altro, si è verificato proprio ieri in Lecce-Juventus e, a rimarcare il concetto, in quel caso è stata presa la corretta decisione, punizione diretta e cartellino giallo. Allego link ad un post di “erroriarbitrali”, pagina Instagram che va ad analizzare i casi controversi, che spiega bene, appunto, la dinamica.
Corretto quindi il non intervento del VAR? Sì, in quanto è stata analizzata la dinamica, non è stata ritrovata “Vigoria Sproporzionata” ed il primo parametro dei falli gravi di gioco e non si può intervenire per andare ad ammonire un calciatore.
Sempre il biancorossi Ricci al centro della discordia. Al minuto 26 il calciatore barese entra in area dopo un ottimo fraseggio dei biancorossi e viene vistosamente trattenuto dal mediano ternano Di Tacchio che, pur non con grande forza, gli sbilancia il baricentro all’indietro e, sebbene Ricci riesca a colpire il pallone, ne pregiudica fortemente la giocata che non a caso si conclude con un nulla di fatto. Mercenaro indica subito “No” con la mano, facendo quindi capire di aver visto il contatto e averlo valutato non falloso.
Ora, potremmo parlare per ore di Var, del perché non sia intervenuto, di episodio e partita falsata, ma purtroppo qui è un errore più arbitrale che “moviolistico” (sebbene, meglio specificarlo, il VAR non è moviola da Processo di Biscarti e non dovrà esserlo mai).
Il contatto, infatti, viene valutato in tempo reale dal Direttore di Gara che, all’istante, può valutarne intensità. dinamica e impatto sul gioco.
Il regolamento e le direttive legiferano chiaramente le trattenute, sempre nella Regola 12.
“Trattenere un avversario
Un calciatore è colpevole di aver trattenuto un avversario quando, usando una qualunque parte del suo corpo, impedisce all’avversario di avanzare, di muoversi, o di raggiungere il pallone od una posizione vantaggiosa. Tecnicamente, la trattenuta è punita con un calcio di punizione diretto o di rigore. Disciplinarmente la trattenuta non è punita; se però è effettuata per impedire all’avversario di giocare il pallone, o di raggiungere una posizione vantaggiosa, diventa un comportamento antisportivo (e quindi meritevole di ammonizione). Se invece è effettuata contro un avversario per negargli l’evidente opportunità di segnare una rete, diventa una condotta gravemente sleale, meritevole di espulsione.”
Andando avanti, citiamo direttamente il designatore arbitrale Fifa in un intervita prima dei Mondiali del 2014 (stralcio rirpeso da un’intervista integrale di udineseblog.it):
“Il difensore sa bene che il regolamento vieta di tenere la maglia o le spinte. Il calcio è un sport di contatto e quindi non basta appoggiare le mani per commettere un fallo da rigore, ma se le utilizzo mi prendo un rischio. L’arbitro non può valutare l’entità di quella spinta e dovrà giudicare in base all’azione. Se trattengo devo sapere che posso causare un guaio alla mia squadra. E la colpa non è nostra”.
Che succede quindi? Perché il fallo non è stato sanzionato?
Partiamo dal principio. Ho scelto questo screen perché evidenzia chiaramente un impatto abbastanza notevole della trattenuta sul calciatore barese.
Sebbene quest’ultimo colpisca effettivamente la palla (e qui ci torneremo dopo), è evidente come la trattenuta di Di Tacchio (che live appareva leggera) gli sposti all’indietro l’intero baricentro del corpo, come possiamo vedere dal video qui sotto.
Sebbene il contatto possa sembrare abbastanza leggero, questo impatta notevolmente Ricci che, come si può notare sia dal frame che dal video, indietreggia all’indietro il baricentro, questo cosa significa? Un baricentro sbilanciato impatta notevolmente sull’azione, basti pensare al famoso tiro alto a causa del “corpo all’indietro”, ma semplicemente non ti permette di coordinarti bene e ti distoglie l’attenzione dall’azione di gioco.
Dopo la trattenuta Ricci cade all’indietro ed è costretto ad arrivare sul pallone in scivolata, cosa che non avrebbe fatto se non trattenuto essendo in vantaggio ed in corsa. L’impatto di Di Tacchio quindi sull’azione è evidente, meritevole di fallo e punizione diretta (quindi calcio di rigore) e SPA, termine tecnico che sta per “Fermare una promettente azione d’attacco”, viene usato quando un difendente commette un fallo volto ad interrompere una potenziale azione pericolosa, punibile poi con cartellino giallo.
Dov’è allora il cortocircuito? Come detto all’inizio, nella prima valutazione del direttore di gara.
Mercenaro vede chiaramente la trattenuta di Di Tacchio su Ricci ma la considera non fallosa, probabilmente perché Ricci va a colpire il pallone, anche qui però eliminando la dinamica dell’interventio. Se è vero che Ricci riesce a mettere la palla al centro, è anche vero che la trattenuta impatta in maniera importante sull’azione, e non permette all’attaccante di mettere la palla al centro come vuole.
Ma allora perché il Var non è intervenuto?
Il VAR non interviene perché Mercenaro ha visto l’azione e l’ha valutata non fallosa.
Il protocollo VAR ha 11 (unidici) punti fondamentali, citeremo qui quelli più importanti per questa casistica:
1 – L’arbitro deve sempre prendere una decisione;
2 – La decisione iniziale assunta dall’arbitro non sarà modificata a meno che la revisione video non mostri palesemente che la decisione era un “chiaro ed evidente errore”;
3 – Solo l’arbitro può iniziare una “revisione”; il VAR (e gli altri ufficiali di gara) possono solo raccomandare una “revisione” all’arbitro.
In base a cosa il VAR può intervenire?
DECISIONI / EPISODI REVISIONABILI
b. Calcio di rigore / non calcio di rigore
• infrazione della squadra attaccante nel costruire l’azione che si conclude con l’episodio del calcio di rigore
• pallone non in gioco prima dell’episodio
• posizione dell’infrazione (all’interno o all’esterno dell’area di rigore)
• calcio di rigore erroneamente assegnato
• infrazione da calcio di rigore non sanzionata
Come al solito, regolamenti e protocolli hanno parti interpretabili che richiedono una maggiore specificità che arriva dalle direttive.
Nelle direttive infatti si specifica che un arbitro che vede un intervento, valutandolo non falloso, non può essere richiamato al VAR a meno di un chiaro ed evidente errore, una dicitura abbastanza volatile che sta facendo discutere e ha fatto scendere in campo, a gamba tesa, addirittura Pierluigi Collina:
“dobbiamo aspettarci sempre più spesso che la tecnologia intervenga non solo nei casi di “chiaro ed evidente errore”, ma anche solo di errore. Il motivo è semplice: quella dicitura era stata pensata quando il Var era poco più di un’idea: serviva a scongiurare che la novità diventasse una specie di moviola in campo pronta a vivisezionare ogni frammento di partita.”
Ha aggiunto, in un secondo momento, Marelli (ex arbitro di Serie A, ora opinionista tv):
“E’ passato sotto silenzio che, nell’intervista di ieri alla Gazzetta, Collina ha sostanzialmente “annunciato” che verrà abbandonato il concetto di “chiaro ed evidente errore” del protocollo VAR per allargare l’applicazione dello stesso ad episodi dubbi. P.S.: per una modifica del genere, ovviamente, ci deve essere l’avallo dell’IFAB. La prossima riunione dell’IFAB è prevista per marzo 2023, motivo per cui ogni eventuale decisione in merito non potrà essere applicata prima della stagione 2023/2024”
Il limite del chiaro ed evidente errore, infatti, si è prestato fin dall’inizio: cosa è chiaro ed evidente? Un fallo di mano? Un tackle pericoloso? Una trattenuta? Non c’è purtroppo nulla di oggettivo e tutto si presta ad interpretazioni. Per questo motivio, il protocollo e le direttive indicano che l’intervento del VAR, ad oggi, è possibile solo se l’arbitro non ha visto un determinato intervento, se invece l’ha visto e valutato, il VAR difficilmente potrà intervenire in quanto, in questi casi, è l’opinione del campo che conta di più.
Questo va in netto contrasto con quello che abbiamo visto settimana scorsa, ma va a rimarcare ancora di più come il cortocircuito di Frosinone non fu quello di far vedere il fallo (probabilmente l’arbitro effettivo si era perso i tacchetti sul petto/collo di Lucioni), quando quello di eliminarne la dinamica.
E’ evidente, quindi, che da questa trattenuta, seppur lieve ma determinante, il Bari ne sia uscito svantaggiato.
Al minuto 77 la Ternana urla a gran voce per una gomitata di Cheddira su Favilli, che viene ammonito per eccesso di proteste mentre mostra uno zigono provato.
Nella mischia, vi è un contatto tra i due attaccanti che, come nella maggior parte dei casi, sbracciano l’un l’altro per cercare di farsi spazio. Nel caso specifico, ad azione che ancora deve partire, Cheddina allarga leggermente il braccio e Favilli, che è in corsa per liberarsi della sua marcatura, gli sbatte in maniera decisa contro procurandosi, appunto, un taglio allo zigomo . Vediamo cosa dice il regolamento per quanto riguarda le gomitate.
Il regolamento non cita più le gomitate nella regola 12, come ad esempio faceva nel 2015 questo perché un contatto con il gomito non può essere sempre considerato falloso come, invece, 7 anni fa faceva intendere.
Sempre per questo entrano in campo le direttive.
Le direttive indicano che:
“Bisogna fare attenzione alle sbracciate dei calciatori e ai contatti con l’avambraccio o peggio con i gomiti e controllare per rilevare eventuali contatti con il volto, portati magari a mano aperta o peggio con il pugno.
[…]Bisogna particolarmente fare attenzione all’utilizzo dei gomiti o delle parti dure delle braccia, utilizzate per fermare la progressione dell’avversario.
In particolare è importante verificare dove stiano guardando i contendenti, ovvero se la concentrazione sia sul pallone piuttosto che sull’avversario o parti del suo corpo, magari utilizzate come bersaglio. L’allargamento delle braccia a colpire l’avversario è un indice di punibilità più grave del movimento portato solo per agevolare il gesto atletico.”.
Continuando, seguendo un’altra direttiva:
“Come altri falli, la cui punibilità disciplinare si basa sulla gravità del contatto stesso, si deve valutare se sbracciate e gomitate cadano in una delle seguenti categorie che classificano li contatti punibili: Negligenza, Imprudenza e Vigoria Sproporzionata
Il regolamento nella regola 12 a pag. 88 dice:
– “Negligenza” significa che il calciatore mostra una mancanza di attenzione o considerazione nell’effettuare un contrasto o che agisce senza precauzione. Non è necessario alcun provvedimento disciplinare.
– “Imprudenza” significa che il calciatore agisce con noncuranza del pericolo o delle conseguenze per l’avversario e per questo deve essere ammonito.
– Con “vigoria sproporzionata” si intende che il calciatore eccede nell’uso della forza necessaria e mette in pericolo l’incolumità di un avversario e per questo deve essere espulso.”
Eliminando la vigoria sproporzionata, che non rientra a mio parere in questo caso, siamo di fronte ad un intervento al limte di Cheddira che, pur guardando il pallone, allarga il braccio in modo imprudente colpendo, così, l’attaccante.
Cheddira alza il braccio non portando alcuna forza o intensità alla sua azione, ma impatta comunque con il volto di Favilli. Data la dinamica, più che gomitata sarebbe più opportuno parlare di sbracciata, perché Cheddira allarga appunto il braccio senza tenerlo ad un’angolatura tale da considerarla vera e propria gomitata, sebbene poi il contatto avvenga con il gomito (che di per sé fa parte del braccio).
Ora, la punibilità delle sbracciate dipende spesso dal movimento, dal danno procurato, dalla forza e dalla dinamica. Il movimento, che può sembrare legittimo, va comunque ad ostacolare e colpire l’avversario, pur non essendo propriamente volontario la sbracciata rientra perfettamente nei casi di negligenza, se non addirittura imprudenza.
Per questo caso, e il non intervento del VAR, vale la stessa spiegazione del fallo su Di Tacchio: l’AE valuta la sbracciata come regolare e difficilmente il VAR può intervenire.
Penso però sia abbastanza chiaro che questo possa essere tranquillamente considerato un intervento falloso, di lieve entità sicuramente data la dinamica, ma con tutte le caratteristiche di negligenza o imprudenta.
Al minuto 20 il caso meno vistoso, sebbene decisivo, in quanto la decisione è indubbiamente corretta.
L’azione comincia con il crosso di Botta su cui il francese, in area, contende il pallone non riuscendolo a colpire. Questo contatto lo sbilancia facendogli perdere un tempo di gioco, nel mentre Cheddira vince un contrasto aereo e serve all’attaccante francese una palla comoda per segnare il primo (e unico) gol della partita.
Ora, la regola del fuorigioco (Regola 11) recita che:
“Un calciatore si trova in posizione di fuorigioco se:
• una qualsiasi parte della testa, del corpo o dei piedi è nella metà avversaria del terreno di gioco (esclusa la linea mediana) e
• una qualsiasi parte della testa, del corpo o dei piedi è più vicina alla linea di porta avversaria rispetto sia al pallone, sia al penultimo avversario”.
In questo caso, sebbene per pochi centimetri, il piede del francese è davanti a qualsi parte del corpo del penultimo difendente.
Nelle ultime ore sta circolando però una teoria per la quale ci sia un ultimo tocco del difensore che, tecnicamente, rimetterebbe in gioco l’attaccante. Dalla foto si vede, infatti, che la palla è contesa e vi possa essere effettivamente stato un ultimo tocco del difensore ternano.
In gergo tecnico, un tocco del difensore che rimette in gioco un attaccante in fuorigioco viene definito come “giocata” che è “una giocata volontaria che sana la sua posizione”.
La giocata è stata nuovamente legiferata e chiarita prima dell’inizio di questo campionato, specificando che:
“Per avere una giocata è necessario che il calciatore che tocca il pallone ne abbia il “controllo” e pertanto la possibilità di passarlo a un compagno, ottenerne il possesso o respingerlo.
La precisazione introdotta dall’Ifab è finalizzata a chiarire il concetto di “controllo”, chiave di volta della nozione di “deliberate play”. Si stabilisce che si potrà parlare di “giocata” quando:
– il pallone arriva da lontano e il giocatore lo vede chiaramente;
– il pallone non si muoveva velocemente;
– la direzione del pallone non era inaspettata;
– il giocatore ha avuto il tempo di coordinare il movimento del proprio corpo, per esempio senza prodursi in movimenti istintivi, oppure s’è mosso ottenendo un contatto/controllo del pallone limitato;
Infine, si spiega come “un pallone che si muove a terra è più facile da giocare di un pallone in aria“.
Un contrasto aereo, quindi un colpo di testa volto a contendere con un avversario il pallone, non può essere considerata giocata men che meno se la deviazione del difensore arriva dopo il passaggio ed il contatto aereo del suo contendente.
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