“Questo sarà il nostro ultimo atto, SALVARE IL BARI”.
E’ con queste parole che, molto probabilmente, il 15 Giugno del 1932 chiusero il briefing tra il Commendator Liborio Mincuzzi e l’ungherese Árpád Weisz, in ordine Presidente e Allenatore del primo, storico, Bari di Serie A.
Il giorno dopo, infatti, i biancorossi avrebbero giocato uno spareggio tesissimo contro il Brescia per la permanenza in Serie A.
Waisz era un giovane allenatore che, dopo una breve carriera da calciatore, decise di appendere gli scarpini al chiodo e cominciare ad allenare, partendo dalla sua Ambrosiana Inter, squadra con cui aveva terminato la sua carriera da calciatore.
Arrivato a Bari grazie ad uno sforzo del neo Presidente Liborio Mincuzzi, si trovò davanti ad un’impresa difficilissima, salvare una società che per la prima volta si affacciava nel calcio che conta, portandola ad uno spareggio salvezza (che dopo le prime sconfitte in stagione sembrava addirittura utopia) contro la squadra con cui i biancorossi avevano guadagnato lo storico primo punto in Serie A, il Brescia di un altro allenatore ungherese (come andava in quegli anni in Italia), Imre Schoffer.
Nonostante l’importanza di un personaggio come Liborio Mincuzzi, primogenito di Michele Mincuzzi (colui che costruì l’azienda commerciale a cui deve il nome lo storico Palazzo situato tra Via Sparano e Via Putignani), il poco peso “politico” della società biancorossa si vide al momento della scelta dello Stadio in cui si sarebbe svolto lo spareggio. Nonostante la storia ed il buon senso propendevano verso Roma, fu invece scelta Bologna, a ben 660km di distanza da Bari a differenza dei soli circa 200km da Brescia, facendo imbestialire la società pugliese che non riuscì, però, a far cambiare idea alla Federazione.
Per quell’obiettivo, che aveva assunto sempre di più l’amaro sapore dell’impresa impossibile, Mincuzzi decise di mettere sul piatto 1000 lire per ogni componente della rosa e dello staff in caso di salvezza della squadra che la mattina del 15 gennaio, scortata da qualche centinaio di tifosi, partì per Bologna.
Mentre la squadra si preparava alla partita, con Weisz molto impegnato per cercare di ingabbiare il forte attacco Bresciano, i tifosi baresi partirono per un vero e proprio reclutamento.
Sebbene possa sembrar strano, gli esponenti della tifoseria biancorossa infatti girarono per i Bar, i Ristoranti ed i Club della tifoseria locale per cercare convincere quanti più appassionati possibili di calcio a tifare per il Bari, per far si che i numeri dei biancorossi (che comunque si muoveranno in massa) fossero il meno possibile in svantaggio rispetto a quelli biancoblu.
Il giorno dopo, allo Stadio del Litorale, va in scena una delle partite più emozionanti, intense e mozzafiato della storia dei biancorossi.
Definita come “battaglia ardente, senza un attimo di sosta, combattuta col cuore in gola“, la gara fu presto sbloccata dal Brescia che, al 13′ minuto, mandò in estasi i tifosi biancoblu grazie ad un gol di Frisoni.
Così come Weisz, anche il tecnico bresciano aveva preparato alla perfezione la partita, schierando un 11 quadrato, solido e ben messo in campo, frutto anche dell’entusiasmo che la vera e propria “cavalcata finale” dei bresciani aveva permesso loro di giocare un insperato spareggio salvezza dopo una stagione in cui le rondinelle avevano quasi sempre guardato tutte le altre dal basso..
Per il Bari, però, penserà però un altro uomo con il cuore milanese, Dario Gay, a rimettere le cose in ordine. Con una doppietta, la mezzala barese ribalterà una partita che, fino al 74′ minuto, stava condannando il Bari alla Serie B, facendo toccare il cielo ai tifosi biancorossi che, mezz’ora dopo la fine della partita, invaderanno festanti le strade di un normalissimo giovedì bolognese.
La festa, poi, continuò a Bari dove una folla festante portò in trionfo proprio Gay e l’allenatore ungherese.
Come detto in prelazione, questo fu l’ultimo atto per i due uomini chiave di questa salvezza. Mincuzzi decise infatti di dimettersi da “vincitore”, pagando di tasca propria le 1000 lire promesse ai calciatori e a Weisz, per cui si aprirono di nuovo le porte dell’Ambrosiana.
Su di lui si potrebbe dire ancora tanto. Porterà lo scudetto a Milano e a Bologna, stavolta da protagonista, prima di trovare la morte nei campi di concentramento in quanto Ebreo.
Grazie alla sua forza, alla perseveranza e al talento è diventato, purtroppo, “l’uomo simbolo” di questa immane tragedia, un simbolo di cui tutti vorremmo farne tranquillamente a meno.
Curiosità
- Bari è stata la prima città ad intitolargli una Via adiacente all’Antistadio. A Bologna invece gli è stata intitolata una curva;
- Weisz è considerato il più grande allenatore del Calcio Italiano dell’anteguerra e, nonostante le sue brevi apparizioni qui da noi, è stato sempre motivo di vanto per la Bari calcistica;
- Proprio Bologna fu una tappa fondamentale della sua carriera. Dopo la salvezza del Bari nel ’32, sotto la gestione di Dall’Ara fu ingaggiato proprio dai rossoblu, squadra con cui conquisterà due scudetti, uno dei quali con soli 14 giocatori in rosa, interrompendo un’egenomia Juventina durata ben 6 anni;
- E’ presente su YouTube una rivisitazione dello spareggio tra Bari e Brescia fatta con PES 06, storico gioco calcistico, visibile al seguente link, (36) Serie A Stagione 1931 1932 Bari Brescia Spareggio – YouTube.
Bibliografia: Bari e il Bari di Gianno Antonucci, Facebook, LaVoceBiancorossa