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L'esordio thriller di Antonio Conte

La storia del leccese più amato di Bari,
arrivato per salvare una squadra allo sbando, ha riconsegnato ad una città un traguardo atteso più di 8 anni.

di Paolo Piccolino – Ph. Ansa

L'esordio thriller di Antonio Conte

Un leccese sulla panchina del Bari, nell’anno del centenario, dopo aver perso il derby in casa con un umiliante 4-0 senza diritto di replica e con il Bari immischiato pericolosamente nella lotta per non retrocedere.
Se dovessimo raccontare a qualcuno questa storiella, probabilmente rabbrividirebbe al sol pensiero.. d’altro canto, chi non ha sudato freddo il giorno della presentazione di Antonio Conte, il 28 Dicembre del 2007?

San Nicola fai un miracolo, facci VINCERE!”
Tutta la disperazione e la speranza dei tifosi di quel tempo fu ripresa, simpaticamente, da Luca Pasquale Medici (in arte Checco Zalone) che al concerto di fine anno (in diretta su Telenorba) propose alla società il suo personale inno intriso di baresità e ricordi di un tempo ormai passato, lontano anni luce dal mediocre presente. Insomma, l’anno del Centenario si preannunciava come un altro, l’ennesimo, anno di transizione e di mediocrità, una costante ormai dall’ultima retrocessione in Serie B del 2002. A tutto questo si aggiunse, come una beffa, la festa del centenario organizzata dalla società, ben fatta ma “privata”, senza nessuna “delegazione” della tifoseria biancorossa ma solo personaggi del passato, del presente e della società (compresi gli amici degli amici).

Conte e Ingesson ai tempi della Juve – Ph. Gazzetta dello Sport

Conte iniziò quindi la sua esperienza con addosso gli occhi della critica e, soprattutto, dei tifosi: troppo ingombrante la sua carta d’identità che porta Lecce alla voce “Città di Nascita“, troppa poca esperienza sulle panchine per infiammare una piazza ormai delusa e distaccata e, soprattutto, troppo difficile sembra risollevare questa squadra fatta di poche buone individualità e molti più mestieranti.
L’idea di lanciare Conte a Bari fu vista come una mossa della disperazione: un allenatore giovane, inesperto che sicuramente non avrebbe appesantito il bilancio della società, ma dietro quella mossa c’era invece un ragionamento ben più complesso.

Negli ultimi anni a Bari si erano susseguiti vari allenatori, da Guido Carboni, arrivato a Bari per permettere subito alla società di ritornare in Serie B dopo la retrocessione del 2004, che si ritrovò a guidare poi quella squadra (fatta di tanti “top player” della Serie C) direttamente in cadetteria dopo la riammissione a causa dei fallimenti di Napoli e Ancona, poi Rolando Maran che stupì con la sua squadra giovane e sbarazzina la quale, con gran coraggio, si era imposta in maniera egregia nella Serie B più difficile della storia (quella con Genoa, Napoli, Bologna e.. Juve, giusto per dirne alcune) ma che, scottato da alcune cessioni illustri, lasciò il posto ad una vecchia conoscenza barese, Giuseppe Materazzi detto “Il Garante“.

Conte, che arrivò a Bari dopo l’esperienza ad Arezzo dove, con una squadra evidentemente inadatta, fu prima esonerato (per chiamare, guardate il destino, Maurizio Sarri), poi richiamato a campionato ormai compromesso. Nonostante queste due ingombranti varianti, per poco Conte non riuscì a salvare quella squadra che, mestamente, fu comunque retrocessa.
A Bari, Conte si ritrovò tra le mani una vera e propria “Squadra Frankenstein“,

Giuseppe Materazzi mentre dirige un allenamento – Ph.Alchetron

fatta di giovani di belle speranze ma anche di vecchietti presi al supermarket e di calciatori arrivati a Bari dopo aver deluso in altre piazze.
L’esperienza con Materazzi, ormai al tramonto della sua carriera, permise al Bari di lanciare una marea di giocatori dal vivaio in un campionato delicatissimo come, appunto, quello del 2006: Ivan Loseto, Strambelli, Belmonte, Fiorentini ed Eramo furono praticamente protagonisti in una squadra che, da lottare per un posto ai playoff (che non si giocheranno, ndr), si ritrovò nel giro di qualche mese a lottare per non retrocedere.
Questa situazione permise ad un altro uomo, Giorgio Perinetti, di porre delle fondamenta solide per il futuro a breve/medio termine della società biancorossa.

Perinetti è un DS controverso, che ha fatto le sue prime esperienze in società non proprio facilissime come quelle della Roma, del Napoli e della Juve. Proprio in questa sua ultima esperienza conosce Antonio Conte, all’epoca ancora calciatore, il cui ricordo è indelebile. “Io l’ho conosciuto da giocatore quando ero dirigente della Juve e mi sembrava un allenatore in campo. Era forse quello che più di tutti trasmetteva ai propri compagni un input” le sue parole a TMW, “Poi smesso di giocare è andato a studiare da allenatore, ha fatto il corso a Coverciano e gli ho chiesto di dare una mano a Gigi De Canio, facendo così il secondo a Siena, dove lavoravo“.
La scelta di puntare su Conte venne presa proprio da Perinetti, che negli ultimi mesi aveva portato a Bari calciatori importanti per la categoria e giovani di belle speranze, da Donda ad Antonelli passando per Cavalli, Ganci e Galasso.
Nonostante le qualità da condottiero, però, la situazione in casa Bari non si rivelò facile da gestire: oltre le critiche, infatti, la squadra completamente allo sbando dopo le 4 sberle subite dal Lecce, peccava soprattutto in difesa, di personalità e di qualità. Con Conte, arrivarono a gennaio anche masiello, Marchese e, soprattutto, il marocchino Jadid, calciatore di bellissime speranze che, a causa degli infortuni, non è mai riuscito a spiccare il volo. Come andrà la stagione lo sappiamo tutti, salvezza, conferma “plebiscitaria” e amore sbocciato con una piazza che lancerà lui ed il Bari, la stagione successiva, in Serie A, ma non tutte le ciambelle nascono con il buco.

Conte con Desideri dopo il suo Eurogol con la Triestina, partita lanciò i biancorossi verso la salvezza con un San Nicola che, piano piano,cominciava a ripopolarsi. Ph. Baritube

 

Perché fu scelto Conte in una situazione delicata come quella barese?
Per cercare una risposta a questa domanda, bisogna conoscere un pochettino le competenze e le idee tattiche dell’allenatore Salentino.
In un calcio in continua evoluzione come quello dei primi anni del 2000, prima che arrivasse il Barcellona di Pep Guardiola a sconvolgere tutto, in Italia si tendeva ad andare sul sicuro, magari schierandosi a specchio, con la vecchia (ma sempre attuale) mania del centroavanti fisico con una punta più veloce (o un tridente) a supporto. Conte, invece, aveva una sua idea tattica chiara, di evidente origine Sacchiana, un 442 tanto semplice sulla carta, quanto complesso ed efficace sul campo (per i più curiosi, allego un’ottima analisi di UltimoUomo sul 442 ed il suo ormai poco utilizzo nel calcio moderno)

Con la rosa a disposizione, infatti, il Bari si schierava con un 442 che in fase offensiva si tramutava in un 424, grazie soprattutto alle capacità tecniche (e velocistiche) di un giovane Lanzafame, e con un grandissimo lavoro chiesto a tutti gli esterni di fascia (dai terzini a quelli di centrocampo) e, soprattutto, ai centrali di centrocampo i quali, oltre ad impostare (ruolo in mano all’argentino Donda), devono anche coprire i grossi buchi lasciati dagli esterni chiamati sempre ad offendere.
Tutto questo, poi, doveva conciliare ad un’altra richiesta esplicita del giovane allenatore biancorosso: l’intensità. Conte, infatti, voleva una una squadra sempre aggressiva, reattiva e che mettesse in campo le famose “palle” che i tifosi chiedevano ormai insistentemente da almeno due anni. Per questo Conte si affidò ad un preparatore atletico preparato, capace ma anche molto esigente, Giampiero Ventrone, il vero asso nella manica di uno staff altamente talentuoso che ha sempre lavorato sotto traccia. Tante cose da assimilare in poco tempo, con la richiesta di un cambio di identità evidente che, in altri casi, richiederebbe mesi e mesi di studio e pratica, essenzialmente durante la preparazione estiva… non può destare stupore che, con queste varianti, l’esordio ufficiale di Conte sulla panchina biancorossafu tutt’altro che semplice.

Nello scontro salvezza contro l’Avellino, al Partenio, un eurogol di Cavalli (che segnava poco, ma quando lo faceva siglava gol splendidi o pesantissimi) non bastò al Bari per vincere una partita in cui aveva rimontato dal 1-0 al 1-2 a fine primo tempo. Pellicori, bomber appena tornato ad Avellino dopo esser stato svincolato, segna infatti un’incredibile doppietta (saranno gli unici due gol in tutto il campionato, ndr) che portò definitivamente il risultato sul 3-2.
Come se non bastasse, la settimana dopo il copione si ripeté, questa volta al San Nicola contro un inarrestabile Chievo Verona.
Dopo esser passata in vantaggio di due reti in meno di dieci minuti, la squadra biancorossa si cullò pensando di aver la partita in mano, scordandosi però di avere difronte una vera e propria corazzata che con Iunco prima e Pellisier dopo, ribalterà il risultato: nuovamente 2-3.

Conte a Lecce, foto di Enzo Carella per IlBari

Nonostante questo vero e proprio inizio thriller, Conte cominciò fin da subito ad avere il quasi totale appoggio della piazza. “L’atteggiamento vincente“, infatti, non passò inosservato, così come non passarono inosservate le sue dichiarazioni dove, senza peli sulla lingua, dichiarò che quella squadra era incompleta, costruita male e senza veri e propri leader. Il tecnico però aveva una cosa fondamentale dalla sua parte: il lavoro.
I suoi punti saldi, corsa, aggressività e gioco sulle fasce, furono assimilati con il tempo e grazie a lui Bari scoprì alcuni calciatori che, da febbraio in poi, divennero importantissimi: Lanzafame, che fino ad allora era solo un giovane di belle speranze, compì il salto di qualità che portò TuttoSport ad esordire con un a dir poco discutibile “Nuovo CR7” e trascinò il Bari alla salvezza, Cavalli divenne sempre più importante in quella squadra e, soprattutto, venne lanciato un giovane ragazzo di colore che, grazie alla sua velocità, divenne il vero e proprio “spaccatore di partite” di quella stagione, formando con Santoruvo una coppia terribile per le difese avversarie: Pedro Kamatà, altra scommessa vinta da Perinetti che lo prelevò dai lilla del Legnano, in Serie C.

Dopo le due sonore sberle con Avellino e Chievo, il Bari conquistò un punto pesantissimo contro la rivelazione del campionato, il Pisa di Giampiero Ventura che schierava in campo un 442 molto simile. Non tutti sanno che le idee tattiche di Conte derivano proprio da Pisa, precisamente dal secondo allenatore Antonio Toma che diventerà, guarda caso, il secondo di Conte qualche mese dopo. La scelta del Dopo-Conte, dopo l’addio del Salentino, fu molto semplice, proprio perché Perinetti capì che la base su cui si era lavorato era praticamente la stessa, chiamando quindi Giampiero Ventura, che guiderà quella squadra alla salvezza in Serie A dopo un campionato pieno di soddisfazioni.
Dopo quell’importantissimo pareggio, il Bari innescò la quarta e, grazie anche al calendario mise la squadra difronte ad una serie di scontri salvezza cruciali, si preparò in maniera ottimale: 10 punti in 15 giorni, frutto delle vittorie contro Vicenza, Piacenza e Ravenna. A riprova del grande lavoro fatto, nel girone di Ritorno i biancorossi perderanno solo 4 gare, Rimini, Albinoleffe, Ascoli (dove Perinetti scoprì un talento grezzo chiamato Stefano Guberti) e Treviso, portando a casa 7 pareggi e 9 vittorie tra le quali spiccano quelle a Messina con una doppietta fenomenale di Lanzafame e il derby di ritorno, vinto per 1-2 con una prestazione straordinaria.

Carrera ora si ritroverà in una situazione molto simile, con una piazza sempre più amareggiata e distaccata che spera che il suo impatto possa essere molto simile a quello di Antonio Conte. 
Solo il tempo potrà dire se la scelta (ed il consiglio dello stesso Conte) si sia rivelata azzeccata, nel frattempo il tecnico salentino è tornato, nuovamente dopo anni, al primo posto in Serie A e, per chi l’ha vissuto (e ammirato) sul prato del San Nicola questo traguardo farà sempre un certo effetto.

Scheda Antonio Conte

Partite di Conte alla guida del Bari
0
Vittorie
0
Punti
0

Partite citate

3

12' pt, Kenesei
7' st, Pellicori
39' st, Pellicori (rig)

2

27' pt, Cavalli
43' pt, Antonelli

2

3' pt, Santoruvo
8' pt, Di Dio

3

36' pt, Iunco
20' st, Pellisier
30' st, Pellisier

Bibliografia

Settimanale ufficiale della società "Il Bari", Ansa, Sky Sport, Baritube, Ultimo Uomo

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Curiosità:

  • Conte nell’estate del 2008, in vacanza nella sua città d’origine (Lecce), fu aggredito in quanto considerato un “traditore”;

  • Il nuovo allenatore biancorosso, Massimo Carrera, ha mosso i suoi primi passi da vice proprio con Antonio Conte. Voci insistenti dicono che sia stato proprio il salentino a coinsigliare a De Laurentiis il nome di Carrera;

  • A Lecce, nel derby di ritorno, il Bari con una grande prestazione riuscì a strappare un 1-2 con cui Conte conquistò il cuore dei Baresi e con cui il Lecce perse definitivamente le speranze di promozione diretta (che arriverà comunque ai Play-off);

  • Grazie a quella squadra, a fine stagione le presenze allo stadio si “impennarono”, passando dai circa 2/3000 spettatori a partita ai quasi 5000;

  • L’inno proposto da Checco Zalone fu propizio in quanto la sola stagione dopo, come successo già con Juve e la Nazionale Italiana, il Bari conquistò la Serie A. L’inno fu tuttavia ignorato dalla società che aveva già preso accordi con Sabino Bartoli;