E’ arrivata, come un fulmine a ciel sereno, quando oramai nessuno ci credeva più. E’ arrivata quasi inaspettata quella chiamata che ogni calciatore sogna fin da bambino ma che ormai sembrava svanita, tanto da programmare il rientro a casa per le vacanze: è arrivata la chiamata della Nazionale per Gaetano Castrovilli.

Sembra ieri quando esordiva con la maglia del Bari, in uno dei periodi più bui e controversi della storia biancorossa, pur non riuscendo a trovare spazio nonostante il suo enorme talento, un talento che aveva portato la Fiorentina a puntare su di lui per le giovanili, per poi acquistarlo a circa 2 milioni.
Sembra ieri il suo esordio in Serie A, totalmente inaspettato, dopo che molti “sommelier del pallone” barese l’avevano reputato “inadeguato”, “fafuèc” in quanto troppo innamorato del pallone, come se per un 18enne (inserito in una squadra allo sbando com’era quella targata Colantuono) fosse effettivamente un difetto.

In un calcio sempre meno meritocratico, la storia di Gaetano è una di quelle poche che riescono per un attimo a riconciliarti con lo sport che ami. Il leitmotiv è sempre quello, tanto sacrificio, tanta forza di volontà e tante cadute da cui devi rialzati.

Ph. – I Am Calcio

Gaetano Castrovilli è di Canosa di Puglia e decide di iscriversi alla Scuola Calcio del Bari anche per dare una soddisfazione a suo nonno, grandissimo tifoso del Cari, venuto a mancare da poco, che aveva sempre creduto in lui. Gaetano oltre che per il pallone ha una passione per la danza, tanto di iscriversi per un anno e mezzo a scuola di danza e abbandonare “perché ero l’unico ragazzo”. Sembra scontato, a molti invece potrebbe sembrare una cavolata, ma proprio quell’anno e mezzo di danza gli sarà fondamentale per imparare movimenti che di lì a poco diventeranno per lui fondamentali.
Il primo grande sacrificio che gli si richiede è quello di sobbarcarsi ad ogni allenamento 80 km all’andata e 80 km al ritorno, un sacrificio non tanto per un ragazzino che ama giocare a calcio, quanto per per i genitori che, dopo una giornata sfiancate a lavoro, gli permettono di inseguire quel sogno. “Avevo pensato di smettere proprio perché vedevo quanti sacrifici facevano i miei per permettermi di giocareha detto in un’intervista a ilpentasportma fu proprio mio zio a convincermi a continuare“. Per fortuna, aggiungiamo noi.

Il suo esordio nel calcio professionistico è una delle uniche note lievi di un

Ph. BariToday

biennio assurdo, a cavallo del cambio alla Presidenza tra Paparesta e Giancaspro, alla fine di una stagione sciagurata che i biancorossi concluderanno in decima posizione. 1 e 2 saranno i numeri che lo accompagneranno per tutta la sua permanenza a Bari: 12 minuti, con la maglia biancorossa il primo anno, nell’ultima partita contro lo Spezia, 12 presenze nella stagione successiva con la maglia numero 21 e la chiamata, forse un po’ inaspettata, della Fiorentina che prima lo preleva per inserirlo nelle squadre giovanili, poi lo acquista girandolo in prestito biennale a Cremona. Un film già visto, tante, troppe volte.

Castrovilli in quelle due stagioni convince, convince tanto, ma non sembra ancora pronto per il definitivo salto, non tanto per le qualità e per il fisico che non gli mancano, quanto per la mancanza di coraggio del calcio italiano nel buttare nella mischia calciatori di talento. Un coraggio che però evidentemente non manca ad un uomo, Vincenzo Montella.

L’esordio in A

Castrovilli è il centro polarizzante del mercato di B, tutti lo vogliono ma nessuno riesce a prenderlo. Lui, pur sapendo di essere praticamente con le valige pronte per partire, inizia ad allenarsi con i grandi della Viola, un po’ per apprendere dai più forti (è appena arrivato un certo Frank Ribery), un po’ per cercare di convincere uno staff che si dimostra sempre più stupito ed interessato a lui. “Ci stai piacendo, continua così!” gli dicono, e lui continuando così si ritrova addirittura titolare nella prima di campionato, titolare in una partitella semplice semplice come quella contro il Napoli di Ancelotti, squadra che aveva dato del filo da torcere per buona parte della stagione alla Juventus di Allegri. Da quel momento è tutto un crescendo, anzi, una sinfonia per un amante della musica e del ballo come lui.

Qualità, quantità, corsa, abnegazione, non gli manca nulla, tutte cose che gli permettono di conquistare il posto da titolare in quella squadra, il Numero 10 per la stagione successiva e la prima chiamata di Mancini per la Nazionale maggiore.

Ph. Corriere dello Sport

Gaetano è uno di quei centrocampisti che, ormai, vengono definiti “moderni“, è una mezz’ala ma può fare anche il trequartista, all’occorrenza la seconda punta ma anche l’esterno o il centrale, pur non garantendo grandissima copertura: ha un’ottima visione di gioco, buoni piedi ma soprattutto tanta, tantissima corsa che gli permette, non a caso, di ritrovarsi su ogni pallone vagante a centrocampo, soprattutto nelle partite in cui è più in forma (e sono tante).
Alt, non stiamo parlando di Maradona o di una copia italiana di Kantè, semplicemente di un ragazzo che pian piano è diventato sempre più leader di una squadra gloriosa come la Fiorentina, tanto addirittura da forzare paragoni pesanti (ed esagerati, probabilmente) come quello con Antognoni.

In Nazionale nei primi stage in vista di Euro 2020 si accoda ai più grandi, per lui tutto questo è un sogno, non solo perché finalmente indossa la Maglia Azzurra, ma anche perché può imparare tanto da calciatori internazionali come di Verratti e Jorginho che, nel suo stesso ruolo, sono diventati il perno delle loro squadre, PSG e Chelsea.
La concorrenza però è tanta, troppa: oltre i già citati Jorginho e Verratti ci sono Pellegrini diventato capitano della Roma, Barella esploso nell’Inter, Sensi che, pur essendo perennemente infortunato, è visto di buon occhio da praticamente qualsiasi allenatore l’abbia allenato, Locatelli che sta stupendo tutti con il Sassuolo, Pessina diventato leader della trequarti Atalantina e Cristante jolly sia a centrocampo che in difesa, insomma, riuscire a ritagliarsi uno spazio in vista di Euro 2020 è più un sogno che una possibile realtà, tanto che viene rispedito a casa: non è una bocciatura, ma 26 posti impongono scelte dolorose.

“Muvt, tocca a te!”

Quel che succederà dopo, però, è degno di un classico film americano. La situazione critica a centrocampo costringe Mancini a prendere le sue decisioni “con riserva”, questo perché giocatori fondamentali come Verratti, Sensi e Pellegrini stanno lottando contro il tempo per recuperare da infortuni che li attanagliano da settimane, con un occhio più attento verso il centrocampista dell’Inter che, infatti, deve dare forfait facendo rientrare Pessina nella lista dei convocati, ma era un rischio calcolato.
Nel frattempo a Minervino è tornato l’idolo locale, proprio quel Castrovilli che all’età di 9 anni era tesserato nel ASD Minervino e che sta tenendo un incontro con i bambini della scuola elementare, a cui ad un certo punto inaspettatamente suona il telefono: “Sei dentro, veloce che domani si comincia!“. A Roma, infatti, è accaduto ciò che il CT Mancini temeva: Pellegrini deve alzare bandiera bianca per il riacutizzarsi di un problema al flessore che stava tenendo in apprensione tutto lo staff medico, lasciando quindi un posto vacante nel centrocampo azzurro. 

Così, dopo 9 anni, nuovamente in un Europeo, in maniera quasi inaspettata torna finalmente un “barese” in Nazionale. In bocca al lupo, Gaetano.

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