Il Feralpisalò sarà la prossima avversaria del Bari nel lungo e tortuoso percorso dei Play Off di Serie C. I più attenti avranno notato che il Feralpisalò ha una storia abbastanza recente, essendo nato nel 2009 grazie alla fusione tra il Feralpi Lonato di Lonato e la più recente AS Salò, dell’omonima città in provincia di Brescia.
Data la recente fusione, i Verdeazzurri non hanno mai affrontato, né direttamente né indirettamente il Bari, ma andando un pochettino indietro nel tempo possiamo scoprire come la storia delle due principali città (Salò e Bari) si sia intrecciata già una volta, addirittura in una finale.
Siamo nel 2004, due anni dopo l’entrata in vigore dell’Euro e solo poche settimane prima la cocente delusione in laguna che segnerà tristemente la storia e gli entusiasmi biancorossi. Mentre il calcio professionistico sta cominciando a domandarsi che fine faranno Napoli e Ancona, in Eccellenza Pugliese la situazione è bollente: il Gallipoli, vera mattatrice del torneo, è già promossa in Serie D dopo aver praticamente cannibalizzato il campionato, mentre l’Ostuni, arrivato secondo, è in attesa di scoprire il proprio destino. Il destino dipende da una sola squadra, il San Paolo Bari, squadra barese dell’omonimo quartiere che, durante un campionato abbastanza deludente da metà classifica, sta stupendo tutti in Coppa Eccellenza.
La storia del San Paolo Bari è, fortunatamente e orgogliosamente, intrecciata anche con la storia della mia famiglia. L’Audace San Paolo, prima squadra di quartiere, nacque grazie allo sforzo di mio nonno e altri suoi soci e amici, una storia che potete leggere e ascoltare in questo bellissimo podcast uscito qualche settimana fa. Ma adesso concentriamoci.
La deludente stagione della squadra biancoazzurra, seguita sempre dai suoi intramontabili “Viking“, ha trovato una piacevole valvola di sfogo nella categoria, la Coppa di Eccellenza. La Coppa di Eccellenza era un torneo in cui si scontravano alcune squadre di tutti i gironi di Eccellenza, da Nord a Sud, e la cui conquista permetteva ai vincitori di salire direttamente in Serie D.
Lo svolgimento del torneo è abbastanza lineare: una fase nazionale, seguita poi da turni ad eliminazione diretta (in match A/R, andata e ritorno) fino alla Finale nazionale, in partita secca allo stadio Flaminio di Roma.
Nello svolgimento del torneo si sono imposte molto facilmente le squadre che hanno poi vinto il proprio girone, in testa il Salò che ha vinto il girone Lombardo conquistando la Serie D, mentre tra le altre è proprio il San Paolo Bari a portare a casa i risultati più consistenti, come la secca vittoria per 3-0 ai quarti contro il Giarre, ottenendo così la qualificazione alle Semifinali, semifinali in cui si vedrà contrapposto al Francavilla al Mare.
Lo scontro è Thriller. A Francavilla i padroni di casa, guidati da Bruno Nobili e che potevano soprattutto vantare in squadra calciatori fuori categoria come Frederic Massara, si impongono per 2-1, ponendo così solidissime basi per conquistare nella partita di ritorno l’accesso alla finale. Ciò che però non sanno è che al San Paolo i calciatori biancoazzurri sono fortissimi e, soprattutto, hanno un obiettivo che fa troppo gola per arrendersi alla prima difficolta: la Serie D.
Nell’altra semifinale il Salò, che attende solo la matematica per poter festeggiare la promozione in D, ha battuto per 0-4 i padroni di casa del Derthona, conquistando così la finale: essendo il Salò ormai certo della Serie D grazie al primato nel girone, l‘altra finalista della Coppa d’Eccellenza, pur perdendo, verrebbe promossa nel massimo campionato dilettantistico. I giocatori del San Paolo lo sanno e nella partita di ritorno scendono con la bava alla bocca bloccando ed aggredendo in qualsiasi modo il Francavilla, anche con la spinta dei tifosi che, assiepati in qualsiasi buco e recinzione del piccolo stadio di quartiere, si fanno sentire fin dal riscaldamento. Risultato? 1-0, tutti in finale e, soprattutto, tutti in Serie D.
La festa è incredibile, il piccolo impianto esplode di gioia sia al gol che al fischio finale dell’arbitro e, tra fuochi d’artificio e spumante, ci si prepara anche alla finale, che si giocherà solo 3 giorni dopo, al Flaminio di Roma. I costi sono alti, motivo per cui si vendono cappellini, sciarpe e si accettano donazioni per permettere alla squadra di partecipare alla Finale che fino a qualche settimana prima era irraggiungibile. Il Quartiere (in quegli anni quando parlavi del “Quartiere” ti riferivi proprio al San Paolo) vive un sogno e con loro anche i calciatori: Michele Falco, giovane di belle speranze e mattatore della squadra, “Ghiacciolo” Sciacovelli, bomber Morea ed il più esperto portiere Castelletti che dirà addirittura di aver passato “la miglior stagione della mia vita, soprattutto grazie ai tifosi“, parole forti che fanno capre l’attaccamento degli abitanti a quella squadra.
Alla finale quella squadra parteciperà, seguita dagli intramontabili Viking, ma la perderà. Troppa, ancora, la felicità per la conquista della promozione, troppo forte il Salò che aveva vinto un girone difficilissimo come quello lombardo, ma soprattutto troppo forte l’emozione per un traguardo inimmaginabile ed un palcoscenico come il Flaminio.
Il Salò la deciderà al 25esimo del primo tempo con Ferrari, e davanti a sé avrà già un futuro certo, fatto di ambizioni e solide realtà. Il San Paolo, invece, il destino ce lo ha già segnato: troppo alti i costi di gestione, soprattutto per una piccola squadra di quartiere, e dopo una difficilissima salvezza conquistata all’ultima giornata, dovrà vendere il suo titolo sportivo alla Leonessa Altamura.