“Finalmente il fantasista!”

In un mondo parallelo, magari quello de “L’allenatore del pallone“, si aprirebbe probabilmente così la conferenza stampa di presentazione di Rubén Botta, 31enne argentino arrivato proprio oggi alla corte di Mignani.

Il fantasista è un giocatore che, negli anni, è stato messo più volte in discussione, causa soprattutto le rivoluzioni tattiche che, tra il 442 di fine ‘900 e inizi anni 2000 e il più “moderno” (per lo meno in Italia) 352, hanno messo da parte il ruolo in cui esso, fondamentalmente, trovava il suo habitat naturale: il trequartista.
Di fantasisti ce ne sono ancora molti, magari usati in modo alternativo (vero Eriksen?), magari costrittori di rivoluzioni tattiche pur di fargli trovare spazio, ma nelle Serie minori il ruolo del “folletto magico” è quello, spesso, più snobbato, vuoi per il livello medio della competizione (ovviamente infimo) o vuoi per le richieste economiche spesso fuori portata. Ruben Botta è uno di questi, è uno che con una singola giocata ti cambia la partita o che, nei momenti di difficoltà, con uno sprazzo di classe o un controllo difficilissimo, riesce ad indirizzare dove vuole lui le sorti del match.
E ci ie Maradon??!?” starà pensando, lecitamente, qualcuno. Certo, magari queste parole potranno sembrare un po’ troppo esagerate, ma so anche che potrete perdonarmi un briciolo d’entusiasmo in un momento, tra crisi sportiva e disastri mondiali, in cui l’entusiasmo era la prima cosa a mancare.

Heatmap del trequartista “moderno”. A sinistra Hakan Calhanoglu, a destra Bruno Fernandes

Tornando per un attimo sulla terra, dobbiamo cercar di analizzare cosa sta accadendo.
Dall’avvento di Mignani, l’idea tattica di questa squadra è abbastanza chiara, 4312 con la possibilità di variarlo in corsa al 433. L’arrivo di D’Errico ha rinforzato sicuramente il centrocampo biancorosso ma c’era da colmare un buco particolarmente importante che era quello, appunto, del trequartista.
Come detto prima, il ruolo del trequartista è via via scomparso dal terreno di gioco, per lo meno nel calcio italiano, ma in determinate idee di gioco rimane comunque il ruolo nevralgico della squadra, per dirci (e qui l’esempio di Laribi calza a pennello): il trequartista non lo puoi sbagliare!
(a proposito, un articolo interessante di Ultimouomo proprio sul trequartista).

Ad alcuni potrà sembrare una bestemmia, un’esagerazione o pensate quel che volete, ma un giocatore del calibro di Botta non lo si vedeva dai tempi (seppur recenti) di un certo Ciccio Brienza, che a sua volta non si vedeva dai tempi di… è anche difficile quantificare quanto, per lo meno al San Nicola.
Sinistro, brevilineo con un gran tiro da fuori ma soprattutto una gran visione di gioco, come detto prima non stiamo certo parlando di Maradona ma parliamo di un calciatore capace di spostare gli equilibri in determinate squadre e, soprattutto, in determinate categorie.
Lo so, lo so, qualcuno adesso attaccherà con il pippone “è un lusso per la categoria!!1!“, ma questa esclamazione usata a vanvera per i vari Candellone, D’Ursi e compagnia cantante non esclude che giocatori del genere esistano per davvero e possano, per una volta, indossare anche la maglia biancorossa.

Il video non rende l’idea, qui ci sono solo assist e gol, ma Ruben Botta per la Samb è stato molto di più di un semplice giocatore: un accentratore di gioco, un “faro” nella mediocrità della categoria e, soprattutto, una spina nel fianco delle difese avversarie costrette, sistematicamente, a raddoppiarlo o triplicarlo. Certo, come tanti argentini a volte soffre di attacchi di “solismo” (e vorrei vedere, soprattutto se i tuoi compagni soffrono di immobilismo generale), ma di sicuro i tifosi e gli addetti ai lavori lo perdoneranno, soprattutto se sono stati costretti addirittura a etichettarlo come “un extraterrestre sceso in Riviera“!

Eh, ma allora che ci fa in Serie C?“. Ecco, questa è un’obiezione interessante su cui dobbiamo soffermarci.
La carriera dell’argentino si è svolta praticamente tra la sua madre patria e l’Italia, con una breve parentesi anche in Messico. Arrivato in Italia grazie al Livorno non è mai riuscito a trovare molto spazio, vuoi per la classica “arroganza” che molti giovani calciatori sudamericani portano con sé, sia per l’annoso problema degli extracomunitari e, soprattutto, per la già citata parentesi tattica che creava dei fraintendimenti, venendo utilizzato spesso come mezzala.
Considerando il poco spazio trovato in un calcio estremamente fisico e tattico come il nostro, non può sorprendere il fatto che abbia deciso, nel bel mezzo della sua carriera, di ritornare in Sudamerica prima con il Pachuca, poi con niente popò di meno che San Lorenzo (pur non essendo sempre titolare) e Defensa y Giusticia, squadra che negli ultimi anni, dal nulla, è arrivata ai vertici del calcio argentino sfiorando un titolo e conquistando l’anno scorso la Copa Sudamericana (la nostra Europa League).
Svicolatosi dal Defensa, è poi arrivato il momento di tornare in Italia. Nonostante il curriculum, poche squadre hanno voluto puntare su di lui e, quasi suo malgrado, pur di tornare a giocare e pur di tornare nel paese che ama, tanto da procedere con l’acquisizione del titolo di comunitario, ha deciso di scendere in Serie C seguendo il suo amico Maxi Lopez e le apparenti grandi ambizioni della società che ha più puntato su di luii, la Sambenedettese.

Il rischio di prendere un calciatore di classe e portarlo in una categoria infima come la Serie C è sempre lo stesso: poco impegno, poca grinta, gambetta, stipendio garantito e le solite cose che conosciamo benissimo e che tutti vorremmo evitare, soprattutto date le ultime stagioni non propriamente “brillanti”. La Sambenedettese l’anno scorso si è presa di buon grado questa scommessa e, al contrario di quello che in molti si aspettavano, l’ha vinta con merito.
Tornare in Italia, scendendo tra l’altro di due categorie, non sarà stato certo facile, e nonostante sia stato catapultato in una rosa infima (non me ne vogliano gli eventuali lettori di San Benedetto) ed in una categoria ancor più infima, la grinta, la classe e l’impegno non son mai mancati, conquistando non solo i cuori dei tifosi locali, ma anche gli occhi di tutti gli addetti ai lavori e dei supporters avversari.
Mo uagliò, si propr esagerat!” starai probabilmente pensando. Bene, per fortuna un altro esempio lampante l’abbiamo vissuto l’anno scorso, nostro malgrado, con un altro trequartista funambolico, Cesar Falletti che ha praticamente cannibalizzato il campionato trascinando verso ogni record la Ternana.
Attenzione però! Paragonare Botta a Falletti o Brienza è sbagliato, essendo comunque calciatori differenti tra di loro. Bensì è possibile paragonare l’impatto che hanno avuto, nelle loro rispettive squadre, nelle loro ultime esperienze.

Botta va a colmare, come detto prima, un buco importante, quello sulla trequarti. Vero, l’arrivo di D’Errico aveva, eventualmente, provvisto Mignani di un calciatore che quel ruolo ce l’ha comunque nelle corde, vero ci sono anche Marras e Terrani (anche se inevitabilmente uno dei due, adesso, è in uscita) ma come detto prima il trequartista, in un modulo del genere, non può essere assolutamente sbagliato ed un giocatore come l’argentino era proprio quello che serviva a questa squadra. E che giocatore!


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