Scrivere queste parole per una persona come me, altamente realista che si fa prendere dal sopravvento solo a cosa fatta, è parecchio difficile, ma le carte in gioco ormai chiare e la cavalcata trionfale che ci ha visti dominare il campionato fin da ottobre, mi “obbliga” con grande gioia nel cuore, a portarmi avanti.

Ci eravamo lasciati l’ 3 giugno del 2018 allo Stadio Tombolato di Cittadella, dopo una stagione dove l’entusiasmo e le delusioni fecero da padroni, un campionato in cui il Bari toccò per la prima volta )dopo anni) la vetta della classifica di Serie B, salvo poi crollare (sportivamente parlando) e ritrovarsi a giocare non solo i Play off, ma anche giocarli dai quarti, in trasferta, con un notevole svantaggio sportivo non indifferente
Mentre sui social e sui forum la rabbia dei tifosi si sfogava verso il DS del Cittadella Marchetti, che data la sua figura professionale faceva giustamente valere i diritti della propria squadra, il Presidente della Lega Serie B Balata ed alcuni giornalisti baresi che, con notevole ritardo, cominciavano ad aprire gli occhi e raccontare le cose come davvero stavano, al Tombolato si compieva il disastro, in una partita dai tratti thriller fatta di 3 eurogol, tanto cuore e soprattutto tanto agonismo, soprattutto da parte di quella squadra padrone di casa che, negli anni successivi, non sarà più una sorpresa ma una certezza del campionato cadetto. 
L’emblema di quella gara non fu l’ennesimo pareggio che, data la classifica, porrà fine fin dal primo turno alle speranze biancorosse di promozione, quanto lo sfogo inaspettato di Franco Brienza, calciatore storicamente leale e sportivo, che si fece buttar fuori per aver scalciato un avversario negli ultimi minuti della gara. In quel calcione, metaforicamente parlando, si trovava tutta la frustrazione di una squadra e di una città che, giorno dopo giorno, stava capendo cosa sarebbe successo di lì a poco alla storica società biancorossa.

Ci eravamo poi lasciati il 16 luglio dello stesso anno, dopo l’eliminazione ai playoff con una squadra già partita per il ritiro pre-campionato, quando fu posato il primo pesantissimo tassello per la fine ingloriosa di una società con alle spalle ben 110 anni di storia. Al Consiglio di Amministrazione, che si sarebbe dovuto svolgere quel giorno, non si presentò nessuno, un Consiglio che avredde dovuto deliberare l’aumento di capitale per colmare un debito ormai insostenibile, con l’Homo Ignobilis a suo capo che diede le dimissioni in prima mattinata, avviando così un processo che, solo qualche mese più tardi, porterà la società biancorossa all’ufficiale fallimento.
Quella giornata, storicamente piovosa, non portò turbamenti a livello metereologico, bensì portò all’oblio una città sportivamente ormai stanca, che di lì a poco si sarebbe disinnamorata piano piano della propria squadra, portando un’intera generazione di tifosi ad allontanarsi dal San Nicola. Il secondo fallimento nel giro di quattro anni, la seconda presa per il culo dopo l’avvento dello storico arbitro barese, reo di aver ceduto le sue quote ad un personaggio, già ai tempi, poco raccomandabile. Il secondo colpo al cuore.
Quattro giorni dopo al Della Vittoria si disputarono i “funerali”, con qualche migliaio di feriti tifosi che accorsero alla chiamata del Sindaco Decaro, su cui di lì a poco sarebbe pesata la difficilissima decisione del futuro del “nuovo” Bari, una squadra con una nuova matricola (949639), una nuova (sulla carta) storia e soprattutto una nuova società.

Il resto è storia.

Da quei momenti in poi ci avrebbero attesi 4 lunghi anni di sofferenze e gioie:
4 anni in cui abbiamo scoperto cosa vuol dire tornare a giocare in campi strettissimi, di periferia e nei più sperduti paesini del Sud Italia, scoprendo però anche la gentilezza e l’accoglienza che molte città hanno saputo regalare ai tifosi biancorossi dopo chilometri e chilometri di trasferte;
4 anni in cui abbiamo vissuto di tutto, dal Covid alle squadre schiacciasasso del girone meridionale, passando per la finale playoff malamente persa in quel di Reggio Emilia;
4 anni in cui abbiamo potuto ammirare le “Operazioni Capolavoro” da parte di sedicenti DS, che hanno rischiato di peggiorare una situazione economica già di per sé critica data la situazione globale;
4 anni in cui, purtroppo, abbiamo perso tifosi, appassionati o semplici frequentatori dello stadio, riuscendo comunque a segnare numeri incredibili se paragonati a quelli delle categorie superiori,  che fanno comunque guardare con nostalgia le giornate di festa con la curva piena per un “normale” Bari-Como di fine stagione (ciao Gigiò);
4 lunghissimi anni in cui abbiamo lottato con le unghie e con i denti per riconquistare con diritto ciò che ci era stato, ingiustamente, tolto;
4 anni in cui gli incubi sono stati frequenti, in cui la paura di esser risucchiati dalla mediocrità della C per tanto tempo ha accompagnato i nostri irrequieti sogni.
4 anni di continue polemiche, di società avversarie pronte a puntare il dito per “evidenti aiuti del palazzo”, di partite alla morte, di arbitraggi al limite dello scandaloso e di personaggi divenuti celebri per parole o fatti davanti alle telecamere (vero Malatella?);
4 ANNI DI INFERNO

Ecco, oggi finalmente possiamo dire che ce l’aBBiamo fatta.Noi, perché il Bari è di tutti.
Il Bari è di chi ha pianto a Venezia e di chi si è avvicinato solo con il Bari di Conte/Ventura, il Bari è di chi si è macinato i chilometri per andare a Roccella e di chi ha giustamente deciso di non farsi troppo del male in questi anni, pur seguendo con amore le sorti della propria squadra, il Bari è di chi ci ha sempre creduto e di chi ha fatto malesangue anche con 8 punti di vantaggio sulle avversarie.
D’altronde com’è che faceva quel coro? LA BARI SIAMO NOI!

 

Un ultima postilla ai calciatori, spesso criticati e contestati per “non fare il proprio lavoro”. Beh, la promozione è soprattutto merito loro, merito di chi si è pigliato gli insulti ingiustificabili già nella prima partita a Potenza, merito di chi ha giocato solo 5 minuti a gara pur dando il proprio contributo della panchina, merito di chi ci ha sempre creduto, di chi ha deciso di scendere in Serie D dal professionismo e che dopo anni particolari come quelli che abbiamo passato, ha sposato ancora la causa biancorossa mentre, in città, regnava la depressione.
Che dire, Grazie Ragazzi, siete entrati ufficialmente nella storia biancorossa, la storia più bella.

SSC Bari 1908, Stagione 2018/19:
Davide Marfella, Roberto Maurantonio, Andrea Bellussi, Ovidijus Šiaulys, Luigi D’Ignazio, Giuseppe Mattera, Luca Caccioli, Valerio Di Cesare, Edoardo Bianchi, Cosimo Nannini, Nicola Aloisi, Mattia Gloria, Nicola Turi, Zaccaria Hamlili, Nicolò Rozzi, Andrea Feola, Alessando Mutti, Giacomo Quagliata, Francesco Bolzoni, Roberto Floriano, Simone Simeri, Franco Brienza, Samuele Neglia, Enrico Piovanello, Pasquale Iadaresta, Mauro Bollino, Luigi Liguori, Christian Langella, Demiro Pozzebon.

SSC Bari 1908, Stagione 2021/22:
Pierluigi Frattali, Emanuele Polverino, Denis Plitko, Guillaume Gigliotti, Daniele Celiento, Valerio Di Cesare, Antonio Mazzotta, Francesco Belli, Raffaele Pucino, Emanuele Terranova, Giacomo Ricci, Mattia Maita, Raffaele Bianco, Raffaele Maiello, Carlo De Risio, Lorenzo Lollo, Gianvito Misuraca, Davide Di Gennaro, Manuel Scavone, Alessandro Mallamo, Ruben Botta, Simone Simeri, Nicola Citro, Walid Cheddira, Manuel Marras, Daniele Paponi, Cristian Galano, Mirco Antenucci.